In Zenit, Samt al-ra’s, “la direzione della testa” (Samt al-ra’s) diviene un punto di partenza, una decisione. L’opera possiede una doppia natura: da un lato è un dono materiale a persone di religione musulmana per le loro preghiere rivolte verso la Mecca, dall’altro è un tappeto raccolto, un giardino arrotolato, nel quale si può ri-trovare il proprio spazio interiore. La natura rappresentata dal dono diviene una performance documentata, mentre la natura espressa dal tappeto raccolto diventa reliquia sacra di un atto performativo. La percezione che si ha dell’esterno, vera o falsa che sia, è strettamente connessa, in una relazione di reciprocità, con la percezione delle dinamiche interiori dell’essere umano e le immagini che ne scaturiscono sono spesso quelle veicolate dalla memoria della mente/cuore.